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Questo sopra è il titolone che comprare oggi su "Il fatto quotidiano" ma la solfa è simile su ogni quotidiano nazionale.
Come ogni anno, in questo periodo di inizio autunno, la mancanza di piogge provoca l'aumento dell'accumulo delle polveri sottili, inquinanti, sostanze tossiche di ogni tipo, scoregge delle mucche e degli esseri umani. Si grida all'emergenza ma poi le piogge di inizio novembre faranno il loro lavoro di spazzine e il tutto verrà dimenticato fino al prossimo anno. Pronti per un altro giro.
Una cosa che ripeto spesso quando parlo con i colleghi (almeno quei due o tre che mi sopportano ancora) e amici è che, banalmente, siamo sostanzialmente l'unica specie vivente che non segue il principio darwiniano dell'evoluzione della specie. Teoricamente quindi ci dovremmo estinguere presto. Perché un essere vivente dotato di un minimo di raziocinio o anche solo di istinto di sopravvivenza, arriverebbe facilmente al ragionamento che, per spostarsi, meno peso si porta in giro, meno energia si utilizza per compiere questa azione. Meno energia, meno inquinamento, meno spesa, più salute. Per spostare 80 kg di cristiano non occorrono 2000 kg di lamiera, questo è un enorme paradosso. Non occorrono nemmeno 5 o 7 posti, basterebbe una monoposto. Ma di automobili monoposto che magari pesano meno di 500 kg, non ne esiste una, formula uno esclusa. Chissà perchè...
Il paragone è semplice: se per scaldarci, nel tempo, abbiamo imparato a stare attenti perchè è chiaro che se ho le finestre con spifferi che sembra di stare in una galleria del passo del Turchino, mi tocca andare con la caldaia sempre al massimo, ebbene, se per scaldarci abbiamo capito che occorre evitare di sprecare gasolio, per andare in giro, a prendere il pane, non lo abbiamo ancora imparato. Occorre il Suv, occorre il Crossover, occorre stare in alto e essere belli pesanti perché se c'è un incidente è l'altro che deve farsi male. E allora via pubblicità a tutto spiano che negano sostanzialmente che un mezzo grande come un pullman, in città, va come un pulmann e cioè piano ma piano ma piano ma piano. E se c'è una coda, difficilmente riesce a sgattaiolare come un Ciao anche se lo dice la pubblicità. "Il suv che domina la città". Certo, come no, ci credo, tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio...
Su questo argomento, comunque, il messia è Balasso. Un genio dei nostri tempi, che vi spiega tutto senza che debba aggiungere altre inutili parole:
Io personalmente, qualcosa per mio conto lo sto facendo, nel mio piccolo. Sono tre anni che vado al lavoro in bici. Rischioso, per carità ma credo che ne valga la pena. Oddio, non ne sono proprio sicuro ma aspetto di cambiare idea quando mi tireranno sotto. E non ci vorrà molto, tranquilli....
Un giorno, non so perchè ma mi sono svegliato e mi sono detto: "Perchè no?". Perchè no, perche no....perchè non lo fa nessuno, ecco perchè! Ci sarà un motivo, mi dicevo....
La prima settimana è stata tragica, lo ammetto. Quella vocina dentro mi diceva: "ma chi te lo fa fare? Non senti quel brivido che ti entra nella spina dorsale quando apri la porta e non hai l'accogliente abitacolo di una vettura che aspetta solo di coccolarti con il suo piacevole impianto di riscaldamento?". Mi sentivo un po' come se fossi nudo in piazza Duomo. Poi quella sella, quell'aria addosso, il fastidio di sudare e di arrivare accaldato e umidiccio....insomma, una follia.
Però quella settimana passò. Poi un mese. Una stagione. Un anno. Tre anni.
Cosa mi piace del mio lavoro? Mi piace soprattutto andarci al lavoro. In bici. Le prime ore, mentre sono lì che fatico in mezzo alle scartoffie dell'ufficio sinistri, nel mio sottoscala, mi godo la sensazione di benessere, di calma che mi ha dato la pedalata mattutina, mentre viaggio veloce in mezzo al traffico lento ed assonnato del mattino, per poi godermi il tratto nella natura più pura, della campagna appena fuori città, prima che si aprano davanti a me i cancelli della megaditta. E poi ci sono ancora tutti i chilometri che mi porteranno a casa a farmi felice (country road, take me home), nella sensazione di libertà estrema che mi dona la mia bicicletta. Non posso più vivere senza usare la bici per andare al lavoro. Quando non posso, perchè diluvia o sono obbligato per qualche ragione a usare la macchina, mi manca tremendamente, come l'aria che respiro.
E da quando uso la bici ho riacquistato la forma fisica che avevo a 18 anni. E' una bella sensazione, una delle più belle. La sensazione di aver riconquistato un po' del tempo della mia vita.
Buio, freddo, caldo, pioggia (a meno che ci sia l'allerta meteo), non mi fermano mai. Faccio un lavoro da ufficio ma non posso dire di non arrivare a sera stanco del lavoro. Ma la bici mi scarica e mi ricarica contemporaneamente.
Ah, io avrei 6+6 km da percorrere ogni giorno. Ma per godermi il viaggio ne faccio 15+15, minimo. Normalmente il ritorno lo allungo fino a 20-25 km. Se non avessi a casa una bella famiglia che mi aspetta, penso che pedalerei fino a mezzanotte.
Facendo così percorro mediamente 150-200 km a settimana, che diventano 300 se trovo qualche matto con cui fare una sgambata a Pinerolo nel fine settimana,
"Il ciclismo è uno sport sano e alla portata di tutti, contro la vecchiaia e le malattie ma soprattutto conferisce grande lucidità ed efficienza sul lavoro".
Lo diceva il Conte Cobram di fantozziana memoria. Ora comprendo meglio quelle parole che ho riconsiderato completamente. Conte Cobram, sei il mio eroe.
Non sono un illuso. So che per fare una esperienza mistica come la mia occorre essere un po' folli. Occorre essere fuori dagli schemi per capire che la bicicletta, soprattutto se con il sedile, è il mezzo con cui puoi trovare la felicità. Perchè questa società "moderna" queste cose te le deve nascondere. Perché è una società che vive di marketing, di illusioni, in una parola, di denaro. Vedi Balasso.
Cosa c'entra, in questo contesto, un mezzo di 10 kg, che costa poco, consuma niente e ti fa rimanere in forma? Che potresti usare tranquillamente perchè il 50% dei percorsi casa-lavoro sono entro i 5 km senza accampare scuse con te stesso tipo "troppo lontano" "troppo sudato" "troppo vecchia la mia vecchia bici" "eh ma ci fosse la ciclabile" ?
Nulla.
E questo è facile da comprendere perché lo vedo. Ogni giorno vado al lavoro e percepisco quegli sguardi, mentre passo. Non ce n'è uno sguardo di approvazione, nemmeno finta. E, peggio, fanno finta che non esisti. Indifferenza. Pessimismo e fastidio, come dicevano i Cavalli Marci. Quando poi non fanno proprio apposta a tirarti sotto. Cioè non solo non approvano ma addirittura osteggiano questa azione, come non consona ai "valori" della nostra società. "Gli avranno ritirato la patente"."Non ce l'ha una macchina anche lui come tutti?". "Te ti credi un eroe ma sei semplicemente un poveraccio", come direbbe il già citato Balasso.
Con questo cosa voglio dire?
Niente. Non voglio dire proprio niente. Stasera mi andava di scrivere qualche riga disordinata mettendo assieme alla meglio un po' di pensieri che mi vengono in mente perchè comunque quel titolo dei giornali mi fa ridere con una punta di disgusto.
La conclusione è una sola. Siamo capaci di lamentarci e fine. C'è una soluzione per lo smog. C'è una soluzione per la panza e il culone. C'è anche la soluzione per arrivare al lavoro rilassati anzichè incazzati. C'è la soluzione per risparmiare qualche soldo della benzina, delle gomme e dei freni. C'è la soluzione anche per insegnare ai nostri figli che non occorre avere il carro armato per portarli davanti a scuola. C'è la soluzione per evitare le code, lo stress delle code, lo stress di quello davanti in coda che non va avanti. Peccato che non lo vediamo. Non ce lo fanno vedere. Peccato che non ci accorgiamo di essere schiavi di noi stessi. Per chi può, che provi, almeno una volta, una settimana di seguito. Poi non rompo più, lo prometto.
Il paradiso in terra non esiste, ma chi va in bicicletta ci arriverà comunque. (Cit. Mauro Parrini)
1 commento:
solidarietà totale!
...anche per il riferimento a balasso, il profeta :D
che dire, da pischello usavo la bici ma vivendo in periferia era dura. gli stradoni, la distanza, l'insicurezza. poi sono passato al motorino, tutta un'altra vita fino a quando un giorno mi accorsi che nel mio percorso giornaliero non riuscivo a "staccare" uno in bici, arrivavo per primo al semaforo rosso e quello dopo poco mi raggiungeva. e quindi mi sono chiesto, che senso ha? poi trovai una vecchia bici da corsa e fu amore per sempre, a 20 anni sfrecciavo per la città come un pazzo, ero felice e inarrestabile. poi passano gli anni e mi ritrovo su una moto, anche lì tanto divertimento, qualche rischio di troppo, ma dopo qualche anno si ripresenta quella sensazione, i conti non tornano. non cammino praticamente mai, esco di casa, prendo la moto, arrivo a destinazione, parcheggio davanti a dove devo arrivare. comodissimo, veloce, in 10 min sono ovunque. poi succede che contabilizzi, la benzina, l'assicurazione, la manutenzione ordinaria e quella straordinaria. e quando per qualche motivo la moto non c'è, vaghi per strada disperato, non sai più calcolare il tempo per spostarti con i mezzi pubblici... e il giro vita aumenta. e la bici? quando non hai fretta, quando non piove, quando non fa troppo freddo, quando non fa troppo caldo... quindi praticamente mai, ma è lì, c'è ancora.
alla fine dopo mille ripensamenti ricominci a usarla. non hai più vent'anni, non vai come un pazzo ma vai come vuoi, la sistemi per quello che ti serve e ti piace. la usi oggi, la usi domani, la usi sempre. il tempo non è più un problema. arrivi dove devi arrivare, sempre. felice. soddisfatto. col sorriso. anche in periferia, soprattutto in periferia.
la bici non è un mezzo di trasporto, è una macchina per il buon umore
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