lunedì 13 novembre 2017

Le proprietà terapeutiche della bicicletta reclinata

Di Alessandro Iacopini

Numeri, tabelle, segmenti, medie. Marco ha raccolto e sta continuando a raccogliere molti dati tecnici per dare un supporto oggettivo alle sue realizzazioni, soprattutto per RèV. E c'è davvero bisogno di queste informazioni per questa bici, perché l'ambizione è quella di avere un mezzo performante (e chi l'ha provata direbbe “più performante”) rispetto alle bici da corsa tradizionali, considerate l'apice e punto di riferimento della tecnica.

Oggi vorrei riportare l'attenzione sulle sensazioni, sulla percezione soggettiva dell'uso della reclinata, su una serie di dati tecnici che sono oggettivi per chi ne fa esperienza, ma difficilmente confrontabili tra diversi utenti. Mi riferisco in particolare alle capacità terapeutiche dell'uso delle biciclette reclinate.


Faccio un passo indietro, perchè vorrei parlare di una serie di benefici che non sono specifici di RèV, ma riguardano in generale le biciclette reclinate. Ho iniziato a pedalare reclinato circa 4 anni fa, su una comoda e veloce Shadow di TreviBike. Tralascio dettagli dell'uso, delle prime esperienze. Ho iniziato ad usarla in un periodo difficile per il mio stato di salute: soffrivo infatti di un doloroso mal di schiena, che coinvolgeva anche il nervo sciatico. Sovrappeso, poca attività fisica, un lavoro talvolta pesante che non aiutava, insomma c'erano gli ingredienti per rendere doloroso qualsiasi piccolo difetto della colonna vertebrale. Ricordo che ho iniziato ad usare la reclinata indossando una cintura in cuoio, quelle da pesistica, che usavo come busto per aiutarmi a sorreggermi. E ricordo ancora il dolore lancinante di quando cercavo di rialzarmi strisciando sui gomiti dopo alcune rare ma innevitabili cadute, durante le primissime esperienze.

Ho insistito, ho iniziato a macinare chilometri reclinati. Dopo un anno di utilizzo blando ho ripreso anche a correre a piedi, ho iniziato a riprendere fiducia ed ho iniziato ad osare un pochino di più a livello sportivo. Ora il mal di schiena e qualsiasi altro acciacco sono diventati veramente un lontano ricordo. OK, sarebbe successa la stessa cosa con qualsiasi altra bicicletta, o anche con altri sport, una volta ripresa tonicità muscolare e rimesso in moto il nostro corpo. In parte questo è vero.

Resta tuttavia la sensazione di un minore affaticamento alla fine di ogni giro fatto in reclinata. Ed il recupero della fatica muscolare è migliore rispetto all'uso della classica bici da corsa. Anche il recupero dello stress muscolare di una corsa a piedi è agevolato dal pedalare reclinato. Qui siamo ancora nel campo delle sensazioni. Ma pedalo e corro in modo strutturato, con alterne vicende, da quando avevo 12-13 anni. Dunque di esperienza ne ho molta sulle sensazioni che mi arrivano dalle gambe, dal fisico in generale. Ma di esperienza di fisiologia ne ho poca, non so documentare, non posso andare oltre nelle mie valutazioni.

Esiste un minimo di letteratura scentifica che approfondisce i benefici dell'uso di una bicicletta reclinata (o soprattutto, ma comparabile, di un cicloergometro reclinato). Così si conoscono i maggiori carichi sulle vertebre lombari nell'uso di una bici da corsa tradizionale rispetto ad una reclinata. Il pedalatore reclinato è messo al sicuro (o molto agevolato) da stress e affaticamenti su spalle, collo, braccia, polsi, con tutte le patologie che ne possono derivare. La posizione più rilassata favorisce anche un minor affaticamento cardio-respiratorio, ed infatti le pulsazioni medie delle mie uscite in reclinata sono progressivamente minori.

Cerco in ogni caso di migliorare il mio stato di salute generale, ed in particolare a febbraio di quest'anno mi rivolgo ad un fisioterapista per sistemare un fastidio persistente attorno alla caviglia destra, derivato da una caduta da altezza avvenuta tempo prima e mal recuperata. Questo è un passaggio importante nel percorso di miglioramento personale che ho cercato di intraprendere da qualche anno. E succede una cosa curiosa. Il fisioterapista è un medico chirurgo ortopedico che ha scelto un metodo alternativo di cura rispetto alla classica chirurgia. Attingendo al suo notevole bagaglio di esperienza sperimenta con successo metodi alternativi, limitando al massimo l'intervento di chirurgia e farmaci, e cercando di ricostruire un equilibrio fisico e psichico nei suoi pazienti.  Rileviamo, oltre al problema della caviglia, un pesante disequilibrio posturale ed una serie di contratture che limitano la possibilità dei miei movimenti. Ed iniziamo un percorso di riequilibrio, fatto di esercizi posturali, di esercizi propriocettivi, di stretching.

Parte della terapia si basa sull'uso di uno strumento sempre più diffuso e famoso tra i terapisti. Si tratta della panca “Pancafit”. Il metodo è stato sviluppato da un fisioterapista italiano, il dottor Raggi, e consiste in un allungamento globale decompensato. La panca consente di lavorare su diverse catene muscolari in modo globale ed impedendo i meccanismi automatici di correzione della postura che il nostro fisico ha erroneamente assunto. Spiego poco e male con le parole, ma mi aiuto con una immagine pescata dal web:


Quello che voglio fare notare è la posizione simile a quella assunta sulle biciclette reclinate. Lo schienale è posizionabile in diversi modi, in base agli esercizi da svolgere, e lo stesso vale per la parte delle gambe. Ho trovato curiosa la somiglianza di questa posizione con la posizione di una bicicletta reclinata


Non posso approfondire a livello fisiologico la comparazione delle due posizioni, ma credo di poter dire che i vantaggi che la panca può portare, sono simili ai vantaggi dell'uso di una bicicletta reclinata. Questa considerazione, se verificata, espanderebbe i benefici dell'uso della bicicletta reclinata coinvolgendo, almeno in parte, i benefici dimostrati in diversi studi sull'uso di pancafit.

Io attendo smentite, o approfondimenti. Nel frattempo mi godo l'uso di entrambe.

1 commento:

Alessandro ha detto...

Ci sono alcuni casi eclatanti di recupero non solo di fatica muscolare, ma di forti contratture, rimediate generalmente durante corse a piedi, risolte in pochi giorni con uscite fatte in ReV. Avendo cura di fare un movimento corretto, cadenzato con un respiro profondo, e con una posizione corretta sul sedile, uniti alla agilità della pedalata che la bici richiede, la sensazione di riposo ristoratore e il miglioramento da traumi muscolari mi stupiscono sempre.