Non di una sola vasca vive l'uomo
IL VELOCIPEDE AL POSTO DELL'AUTOMOBILE... SECONDO ME - PROGRAMMI PER IL FUTURO
Di Giacomo Righi
Quella che fu battezzata, con sarcastica simpatia, "La Vasca", si avvia a breve a una trasformazione particolare.
Approfitto di questo passaggio per estendere le considerazioni che hanno dato origine alla realizzazione di questo trike carenato a un concetto più generale.
L'obiettivo iniziale fu quello di realizzare un veicolo rientrante nella classificazione VELOCIPEDE a tutti gli effetti, anche legali, per sostituire l'automobile nel più ampio raggio di utilizzo possibile, in maniera economica e semplice.
Qualche proposta che cerca di realizzare lo stesso obiettivo si vede, a volte, bazzicando per la rete: alcune sono autocostruzioni, alcuni sono prototipi che sperano di diventare una produzione industrializzata, altri sono solo disegni o semplici esercizi di stile. Quasi tutti sono accomunati da soluzioni poco economiche, o che rendono pesante il mezzo, o che lo rendono poco efficiente soprattutto per quanto riguarda la trasmissione della potenza muscolare. Secondo me ciò è legato al fatto che, per quanto chi si ingegna a perseguire l'obiettivo non voglia porre limiti all'originalità, in realtà non riesce a svincolarsi da una certa familiarità con l'automobile così come la conosciamo oggi.
Proviamo invece a sgombrare completamente il virtuale tavolo da lavoro e, come dicono gli anglofoni, think out of the box, cioè pensare fuori dagli schemi, tenendo la mente al di fuori delle abitudini consolidate. Proviamo a eliminare il concetto di automobile con gli interni avvolgenti, in tessuto o pelle, tappetini, cruscotto con pannelli eleganti, forme bilanciate, aspetto massiccio e aggressivo, sovrabbondanza di ogni orpello tanto c'è il BRUUUMMM che si occupa di spingere tutto quanto, tutto automatizzato soprattutto quello che serve a poco o niente ecc. e partiamo semplicemente da un elenco di requisiti utili:
- facilità e rapidità di ingresso e uscita dal veicolo: devono servire pochi secondi, deve non essere richiesta un'abilità particolare e la manovra deve possibilmente evitare di farci inzuppare se sta piovendo... ma il sistema non deve nemmeno permettere che si apra involontariamente in movimento o a causa del vento, né deve "intrappolare" chi sta dentro, in caso di necessità di soccorso.
- massimizzare le velocità medie su tutti i percorsi: sicuramente ci vuole la pedalata assistita, perché non solo fa la differenza in accelerazione, in salita e nella velocità di crociera, ma anche per permettere all'occorrenza di arrivare a destinazione presentabili senza andare a passo di lumaca. Questo requisito sottintende anche di non trascurare la ricerca dell'efficienza, intesa come rapporto tra le velocità e percorrenze praticabili in rapporto alle energie consumate, siano esse elettriche o muscolari.
- sicurezza: la sicurezza passiva di un velocipede di questo tipo, a meno di raggiungere un peso finale inaccettabile, potrà solo limitarsi a evitare parti sporgenti in posizioni pericolose. Per la sicurezza attiva in compenso sarà necessario fare tutto quello che si può, soprattutto in termini di frenata e stabilità, ma anche di visibilità da parte dei troppi assassini motorizzati sempre diffusi sulle strade. E non bisognerà dimenticare la sicurezza in caso di maltempo, quindi anche la visibilità dall'interno sotto la pioggia e la resistenza al vento.
- affidabilità: restare a piedi?! Mai sia! Anche solo per orgoglio. Non vorremo mica farci vedere fermi a bordo strada in difficoltà da quella gente che ha il coraggio di dirci: ma non fai prima a andare in macchina?! (ebbene sì, mi è successo...) Nel requisito bisognerà includere quindi una serie di accorgimenti per avere sempre un'alternativa a un guasto di qualsiasi tipo affinché ogni viaggio possa giungere a conclusione, eventualmente più lenti, ma mai appiedati.
- comfort: viaggiare non deve essere un supplizio! Se anche non dovesse risultare come stare su un divano viaggiante, almeno cerchiamo di non creare al fisico dolori o fastidi tali da desiderare di scendere. Non dimentichiamo lo stato delle nostre strade, ma anche il pessimo vizio di seminare ovunque dossi rallentatori (peraltro quasi tutti illegali), e il fatto che dovremo pure dimostrare ai SUV che possiamo mettere le ruote dove le mettono anche loro... o anche oltre. E sotto la voce comfort non bisognerà dimenticare la regolazione della ventilazione e la protezione da intemperie e freddo.
- capacità di carico: spazio a bordo per trasportare oggetti serve sempre, è una caratteristica inderogabile se si vuole accettare la sfida con l'automobile. Meglio ancora se il carico è trattato in modo da non subire un trattamento "shaker" durante il viaggio. E, meglio ancora, se nell'ingombro che la legge ammette per un velocipede ci sta pure lo spazio per dei passeggeri, pedalanti o no.
Insomma, l'elenco è lungo e molti requisiti si pestano i piedi l'un l'altro. Inevitabile che qualcosa finisca per essere sacrificato: bilanciare i compromessi sarà la sfida più grande, soprattutto perché tra i compromessi c'è anche il fatto di essere autocostruttori artigianali e... il budget!
La Vasca, che ho usato per otto mesi dal pieno inverno fino all'autunno per circa 1000 km, è andata al di là delle mie aspettative, soprattutto trattandosi di un primo esperimento, basato su un trike di livello basso e con una carena costruita con l'esperienza di un aeromodellista di categoria "scratch builder" (cioè che tende a usare pezzi di recupero o adattare materiali nati per altri scopi). Pioggia, vento moderato, gelo, caldo estivo torrido, sole intenso: il plasticonda isola bene da tutto, assorbe elasticamente vibrazioni e piccoli urti e non è nemmeno tanto rumoroso.
Il sequel della Vasca, di cui non oso ancora immaginare quale sarà il nuovo nomignolo, sarà basato sullo stesso trike (un tadpole, cioè con due ruote davanti e una dietro, marca KMX) ma con due sedili e una nuova carrozzeria. È vero che nei 3 metri di lunghezza e 1,3 di larghezza ammessi dal codice della strada si potrebbero comprimere altri passeggeri, ma vorrei evitare di esagerare con la larghezza (che su strada aperta al traffico è sempre critica), quindi bisognerà stare bassi anche con il baricentro per questioni di stabilità... Alla fine sarà un trike "passo lungo", con un secondo sedile dietro a quello del guidatore, per un passeggero cui non sarà richiesto di pedalare. Questa scelta è dovuta a motivi di spazio, di peso, di semplicità della trasmissione e del telaio... le veci dello stoker su questo tandem saranno fatte dai 6,5 kg della pedalata assistita. Magari un giorno potrei affidare al passeggero un piccolo generatore di corrente per fargli offrire un contributo all'autonomia! In ogni caso sarà utile disporre, sulla trazione muscolare, di un range di rapporti molto ampio, così se il motore o la batteria ci piantano in asso su una salita a pieno carico non ci troviamo a scendere per spingere. Beh, forse potremmo chiedere una spintarella al passeggero in quel caso, se non piove!
E ora, brandendo un machete di plasticonda, mi inoltro nella jungla dei compromessi... però tranquilli, anziché stare a descrivere minuziosamente i dettagli di tutto quello che va progettato, qui mi fermo a una lista di propositi, perché anche questa realizzazione sicuramente richiederà di cambiare idea e di inventarsi idee nuove numerose volte strada facendo. Ecco, allora, ciò che mi appresto a fare.
Taglierò il telaio appena davanti al forcellone posteriore e lo giunterò con una robusta prolunga di circa 60 centimetri. Per ora prevedo di mantenere una sola ruota posteriore, anche se non è il massimo per la stabilità; eventuali sistemi aggiuntivi di sicurezza o una possibile conversione a 4 ruote saranno valutati in un secondo momento. Aggiungerò un secondo sedile, dietro al primo, e due poggiapiedi ai lati del sedile anteriore. Sui travetti che sostengono gli schienali aggiungerò un sistema di molleggio, il più semplice possibile. Allo schienale del sedile posteriore fisserò due valigette, che risulteranno quindi molleggiate e occuperanno lo spazio ai lati della ruota. La carrozzeria è ancora abbastanza indefinita nella sua forma, ma sicuramente sarà fatta con una intelaiatura di tubi PVC piegati a caldo, plasticonda e policarbonato trasparente. Prevedo una presa d'aria superiore, con un sistema che eviti di convogliare nell'abitacolo anche la pioggia; prevedo un sistema di apertura laterale per l'accesso, incernierato su una fiancata; prevedo che il parabrezza sia apribile a mo' di casco da moto, e che si possa aprire anche il lunottino posteriore per creare una corrente d'aria interna; prevedo il fondo quasi completamente chiuso; prevedo passaruota leggermente abbondanti, per poter raggiungere i raggi con le mani e fare retromarcia.
A questo punto non mi resta che rimboccarmi le maniche, tenendo un occhio vigile sui commenti in fondo a questa pagina.
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