Ripercorriamo i Gran Premi disputati quest'anno nel favoloso mondo della Formula 1 a pedali.
Ma prima di tutto un po' di storia:
Le macchine a pedali nascono, in italia, nel 1986 in provincia di Pavia più precisamente a Travacò Siccomario inizialmente per svolgere gare rionali. in seguito lo sport prese piede appassionando sempre più persone che costruirono altre nuove macchine aumentando il numero delle stesse. ora le macchine a pedali svolgono un campionato in tutta l'Italia ed un campionato europeo che si svolge a turno tra Francia, Inghilterra e Italia stessa, dove si è svolto nel 2008 a Reana del Royale (UD). Oggi le macchine a pedali sono diventate la F1 a pedali, con un campionato che è destinato ad aumentare nei prossimi anni, con nuovi appuntamenti!!! Senza parlare poi dei nuovi team che creano sempre nuove macchine sempre più performanti.
Ho partecipato a diverse manifestazioni di F1 a pedali in passato ma alla guida di trike o velomobili. Quest'anno ho deciso che era ora di confrontarmi con le quattro ruote, perchè, per quanto partecipate, le gare "open" non erano poi così ricche di concorrenti, come avrei voluto e quindi relativamente facile primeggiare. Quando il gioco si fa duro....ehm, no non mi viene la rima...vabbè...
In questo senso, comunque, ringrazio Adalberto per avermi fatto conoscere queste competizioni, senza il suo impegno ad aprire le gare a tutti i veicoli reclinati, probabilmente non avrei mai conosciuto la specialità.
In questo senso, comunque, ringrazio Adalberto per avermi fatto conoscere queste competizioni, senza il suo impegno ad aprire le gare a tutti i veicoli reclinati, probabilmente non avrei mai conosciuto la specialità.
Inoltre mi attirava particolarmente il poter costruire una "Formula 1", di cui ho una passione viscerale dal 1985, dove il motore però non fosse un 6 cilindri Turbo ma un bicilindrico aspirato (leggasi: gambe+fiato corto). Quest'inverno mi misi armi e bagagli e insieme all'amico Mino costruimmo due F1. Lui ideò il suo "Hayabusa" e cioè Falco Pellegrino, in giapponese. Per gli amici "sarcofago":
Sostanzialmente si tratta di due trike con un assale posteriore con due ruote. In particolare il mio era proprio lo stesso trike con cui avevo partecipato alle gare precedenti, un po' rivisitato e corretto con sterzo centrale e altre modifiche qua e là. Minima spesa, massima resa. Entrambe iscritte al campionato sotto la bandiera del glorioso neo formato team Wild Thing. E avevano anche una scintillante carrozzeria in coroplast, che tentai di fare il più possibile somigliante a un abitacolo con delle ruote, per richiamare un po' le F1 vere, per quanto con molta molta fantasia:
Con molta grinta ma poche speranze ci presentammo alla prima gara, al Gran Premio di Santhià, organizzato dal leggendario filosofo pedalatore Adalberto, sempre lui, chi sennò. Era il 7 maggio 2017.
La Formula Herbie (perchè così si chiama, in ricordo dei Maggiolino disneyano e dei suoi colori e numero), aveva percorso pochi km e un debutto improvvisato non mi faceva sperare che in un risultato quantomeno nei primi 10. Avrei fatto la firma per un podio. Anche perché gli avversari, per quanto amici, non mi avrebbero certo steso il tappeto rosso (sempre gara è e l'obiettivo è uno solo e cioè vincere) e avevano dalla parte loro l'esperienza di decine di GP, in ogni condizione, con mezzi sicuramente veloci e collaudati.
Andò però diversamente:
Vinsi. Pole position e vittoria (faticata) su Alberto Serena. Che fu poi il mio avversario principale nel proseguo del campionato. Come Schumaker con Hakkinen, come Lauda con Hunt, come Alesi con Berger. Beh, no, Alesi e Berger no perchè Alesi vinse giusto una gara perchè tutti gli altri avevano rotto, invece noi due qualche garetta quest'anno l'abbiamo vinta.....
Ma restando alle metafore motoristiche, vinsi un po' come Mansell nel 1989 in Brasile, al debutto sulla Ferrari 640 con il primo cambio automatico della storia della Formula 1, su una macchina che in tutte le prove inverali aveva percorso più o meno gli stessi km che Mino percorre ogni mese per allenarsi, 10-15, 20 km al massimo. Vinsi come Mansell (ecco, sì, magari non mi dedicarono la copertina di Autosprint), inaspettatamente e per questo la mia gioia fu enorme.
Una sensazione bellissima, direi unica. Perchè le gare delle F1 coniugano la guida tipo go-kart, con curve da pennellare e traiettorie il più possibile raccordate e scorrevoli ma anche curve su due ruote e repentini cambi di traiettoria, con la gestione della fatica e della scia tipica delle corse in bicicletta.
Perchè l'avversario è li vicino, ti tallona, ti pressa, prova lo scatto quando meno te lo aspetti, cercando la finta o lo scatto vero e devi essere tu a capire, a fare la tattica, a gestire la gara al meglio. E si va veloce, fra muretti e cordoli, con staccate e curve con gomme che stridono. Una vera corsa di automobili nel silenzio. Beh, proprio silenzio no, perchè le carenature sulle irregolarità stradali fanno rumore e poi c'è sempre mia suocera che mi urla, puntuale, ad ogni giro "partiiiiiiii!!!!!", ignorando la più banale logica di tattica attendista nelle gare motoristiche e ciclistiche. Mica si parte in fuga al primo giro! Eccavolo. Ma ci sarà tempo di parlare della suocera nel seguito delle cronache dei GP.
Finisco qui, per ora. Nel prossimo post, la seconda gara di campionato.
Ma fatemi ringraziare chi rende possibile la magia.
In particolare, e mi perdoni chi non viene citato, mi vengono in mente il giudice di gara onnipotente e onnipresente, Luigi; poi la Marinella, papà Francesco Zanardini e Marco (che oltre a correre amministra pure il blog), Giuliana la speaker, le cronometriste e sbandieratrici Lory e Alessia e tutti i vari coordinatori che, di volta in volta, insieme alle pro loco locali e, a volte, sponsorizzando di tasca propria, riescono a trasformare una strada qualunque di un paese e questo da vent'anni e passa, in un vero circuito di Formula 1. Grazie ragazzi.
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